di Silvia Ribeiro

2 gennaio 2020

Il mese scorso, appena prima che i super-ricchi del pianeta si riunissero al Forum economico mondiale di Davos, la transnazionale Microsoft ha annunciato i suoi piani per diventare un’impresa ad emissioni di carbonio negative entro il 2030. Poco prima, BlackRock, il fondo miliardario che gestisce il maggior numero di investimenti speculativi del globo, ha dichiarato che cambierà alcuni dei suoi investimenti per affrontare il cambiamento climatico. L’emergenza climatica ha rappresentato uno dei temi centrali nelle sessioni del Forum di Davos di quest’anno. Altre grandi imprese, molte delle quali colpevoli del caos climatico, come quelle dell’agroindustria, dell’energia, del settore automobilistico e delle piattaforme digitali, hanno recentemente rilasciato dichiarazioni simili.
Questo vuol forse dire che le transnazionali, principali responsabili del cambiameto climatico, si faranno finalmente carico della gravità della situazione e modificheranno le sue cause? Certo che no! Quello che stanno facendo è dare il via a una nuova ondata di opportunità di fare affari. Ad esempio, nuovi modi di appropriarsi della terra e degli ecosistemi (con gravi impatti sulle comunità e sull’ambiente) e lo sviluppo di tecnologie di geoingegneria.
Rivestono queste proposte con espressioni ingannevoli: soluzioni basate sulla natura, riduzione netta delle emissioni, neutralità climatica, zero emissioni nette o, in modo ancora più assurdo, emissioni negative. Assurdo perché non esiste nessun gas che una volta emesso sia meno di zero. Sono tutti artifici linguistici, dal momento che non si riducono le emissioni di gas a effetto serra, ma si dichiara di compensare quelle emissioni per giustificare la prosecuzione dell’inquinamento. Non sono riduzioni, ma stratagemmi contabili per ottenere che la somma sia zero o anche negativa, nel qual caso l’umanità dovrà essere grata alle imprese che hanno causato il disastro.
Microsoft afferma per l’appunto che entro il 2030 avrà emissioni di carbonio negative, ed entro il 2050 avrà rimosso tutta l’impronta storica di carbonio dell’impresa, compresa quella degli utilizzatori dei suoi prodotti. Per questo, da un lato, continuerà con le compensazioni di carbonio (ad esempio investendo in monocolture di alberi o in altre attività che compensino le sue emissioni con un presunto assorbimento del carbonio). Ha inoltre  annunciato nuove misure, come il passaggio, nei suoi impanti, a trasporti elettrici o basati su biocarburanti. Misure simili sono state annunciate anche da Amazon, Apple e Alphabet (proprietaria di Google), dal momento che le piattaforme digitali consumano un’enorme quantità di energia. È un dato poco conosciuto, ma tutte si collocano fra i principali consumatori di energia degli Stati Uniti. Questo cambiamento potrebbe sembrare positivo, ma deve essere analizzato tenendo conto della fonte di energia a cui si riferiscono e del modo in cui la si ottiene. Ad esempio, la bioenergia e i biocombustibili, se si analizza il loro intero ciclo di vita, utilizzano più petrolio ed emettono più gas di quanto affermano di sostituire.
Microsoft spiega che non solo compenserà le emissioni, ma rimuoverà anche carbonio dall’atmosfera, utilizzando una combinazione di soluzioni basate sulla natura e soluzioni tecnologiche. Le prime si traducono nell’intenzione di appropriarsi di territori ritenuti fonti significative di assorbimento e cattura del carbonio, dalle foreste alle zone umide, alle torbiere e ai mari. Si faranno inoltre azioni di propaganda e pressioni perché i terreni agricoli siano considerati come pozzi di assorbimento del carbonio, cosa che attualmente non avviene, perché l’assorbimento nei terreni agricoli non è permanente. Non solo Microsoft, ma tutte le imprese che oggi parlano di soluzioni climatiche basate sulla natura hanno intenzione di aprire nuove vertenze per il controllo di terreni agricoli e territori di cui sperano di servirsi per ottenere nuovi crediti commerciabili sui mercati del carbonio, sebbene sia ormai comprovato che questi mercati non hanno contribuito a contrastare il cambiamento climatico.
Per quanto riguarda le soluzioni tecnologiche, Microsoft ha annunciato un aumento esponenziale del suo sostegno a tecnologie di geoingegneria. Bill Gates, fondatore di questa impresa, è attualmente il principale finanziatore privato della ricerca su queste tecnologie di manipolazione del clima. Ora Microsoft ha annunciato la creazione di un fondo da un miliardo di dollari per lo sviluppo di tecnologie di geoingegneria. Cominceranno con la bioenergia, con cattura e stoccaggio del carbonio (Bioenergy with Carbon Capture and Storage – BECCS), e con la cattura diretta dall’aria, realizzata con megainstallazioni che filtrano l’aria e separano l’anidride carbonica per mezzo di sostanze chimiche. Non è chiaro dove la stoccherebbero perché non ritorni nell’atmosfera. Come tutte le tecnologie di geoingegneria, anche queste richiedono grandi quantità di energia, sono molto costose e non è provato né a livello tecnico, né a livello ambientale che possano funzionare sulla scala necessaria per influire sul cambiamento climatico. Il fondo di Microsoft sarà aperto anche al finanziamento di altre tecniche di geoingegneria, tra cui la modifica della radiazione solare, il che lo renderà il maggior fondo finalizzato alla promozione della geoingegneria.
A causa dei suoi elevati rischi e delle sue incertezze, il dispiegamento della geoingegneria è sottoposto a moratoria in seno alle Nazioni Unite, cosa che sarà necessario confermare di fronte a questi nuovi attacchi delle corporation (si veda il Manifesto contro la geoingegneria, firmato da numerose organizzazioni nazionali e internazionali nell’ottobre 2018).

Fonte: “La emergencia climática como negocio”, in La Jornada, 02/01/2020.

Traduzione a cura di Camminardomandando