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Raul Zibechi

Messico – Il Sud resiste!

Di fronte all’imposizione di “grandi progetti” in vista di un presunto “sviluppo”, portatori di false promesse, di ingenti danni ambientali e di distruzione delle condizioni di vita e a volte della vita stessa degli abitanti delle zone interessate, le comunità indigene hanno organizzato una marcia che dal 28 aprile al 9 maggio ha attraversato 7 Stati messicani interessati dai progetti e si è conclusa con un Incontro internazionale “Capitalismo corporativo mondiale, Patriarcato planetario, Autonomie in ribellione”.

Si veda:

– la Cronaca della marcia

– il testo della Dichiarazione finale.

Con questa importante documentazione riprendiamo l’invio della nostra newsletter (che per vari motivi è rimasta in sospeso per un po’…).

Vi segnaliamo inoltre una nuova sezione che abbiamo aperto nel blog:

– il Mininotiziario America Latina dal basso, curato da Aldo Zanchetta e dedicato alle realtà di base: i popoli indigeni, le organizzazioni campesinas, i popoli afrodiscendenti, i combattivi movimenti delle donne e dei giovani. È in queste realtà che, ci sembra, risieda anche per noi in Italia il valore politico e sociale di uno sguardo su mondi altri, sia per una esigenza di giustizia delle nostre politiche tuttora permeate di spirito “coloniale”, sia per la loro creatività e volontà di resistenza all’omogeneizzazione culturale globalista di cui stiamo soffrendo.

Troverete inoltre sempre aggiornate le sezioni con gli articoli di Raúl Zibechi e Silvia Ribeiro su La Jornada.

Buona lettura!

Protettori della foresta

Per motivi contingenti, da un po’ di tempo non ci facciamo vivi con la nostra newsletter. Continuiamo tuttavia ad aggiornare il blog seguendo due filoni in particolare:

– gli articoli di Raúl Zibechi sui movimenti dal basso in America Latina e sulle cause profonde delle crisi socio-politiche attuali;

– gli articoli di Silvia Ribeiro sulle problematiche dell’agricoltura e del cibo, degli interessi globali sottostanti, della sovranità alimentare e delle minacce ambientali rappresentate in particolare dalla geoingegneria.

Oggi ti proponiamo la nostra traduzione di un testo di Charles Eisenstein: I protettori della foresta, a proposito dell’ennesimo assassinio di un indigeno ecuadoriano impegnato nella difesa della foresta pluviale dall’avanzata dell’estrattivismo petrolifero. Il testo è di particolare interesse in quanto invita a riflettere sulle cause profonde e su possibili soluzioni che vadano altrettanto in profondità.

Argine alla barbarie

Tía María è il nome familiare e suadente per un enorme progetto di estrazione mineraria di rame dell’impresa Southern Peru Copper Corporation (Società del Rame del Sud del Perù, N.d.T.), localizzato nel dipartimento di Arequipa, in Perù. La popolazione indigena resiste dal 2009 a quella che vede come la devastazione delle proprie terre e fonti di acqua e la distruzione del proprio modo di vivere.

Raul Zibechi ci racconta le ragioni delle popolazioni coinvolte, la loro lotta e le recenti vittorie in un editoriale per La Jornada: Il Perù brucia. Sospesa la concessione della miniera Tia Maria per le proteste.

Eduardo Gudynas fa luce sulle contraddizioni in cui cade il partito dello sviluppo nel tentativo di giustificare l’ingiustificabile (vedi l’articolo: Il progetto minerario Tía Maria in Perù. L’etica della rendita e lo spirito estrattivista) e spiega l’ostinazione estrattivista come un vero e proprio ‘atto di fede’ a cui bisogna contrapporre un’alternativa profonda  in termini di concetti, sensibilità e spiritualità (vedi l’articolo: Teologie estrattiviste e spirtualità eretiche).

In una recente intervista concessa a un periodico spagnolo, I movimenti sociali, unico argine alla barbarie, Raul Zibechi parla diffusamente dei movimenti sociali in America Latina, di fronte alla sfida posta dall’alleanza tra capitale, destre, narcos e chiese evangeliche, come anche dalla velocità degli sviluppi tecnologici e digitali, mentre il sociologo argentino Juan Tokatlian fa un bilancio degli ultimi decenni in America Latina, segnalando che L’America Latina cammina verso l’indebolimento e la disintegrazione.

Il grande pensatore latinoamericano Anibal Quijano

Un anno fa moriva novantenne il sociologo peruviano Aníbal Quijano, la cui opera è stata ricordata in questi giorni in un Encuentro a Lima. Poco conosciuto in Italia se non da pochi studiosi, Quijano è certamente uno dei massimi intellettuali latinoamericani ma possiamo senz’altro dire anche mondiali. Grande studioso del pensiero del suo famoso connazionale José Mariategui, dirigeva a Lima l’Anuario Mariateguiano ed era professore presso il dipartimento di sociologia della Binghmanton University degli Stati Uniti, dove insegnava anche il noto sociologo Immanuel Wallerstein, col quale collaborò nell’elaborazione della sua nota teoria sul “sistema-mondo”. Il fulcro degli studi di Aníbal Quijano è stato il lato oscuro della modernità, quello della colonialità del potere e del sapere.

Lo ricordiamo con le parole di alcuni intellettuali latinoamericani che in occasione della sua scomparsa ne onorarono il ricordo, ringraziando i figli Danilo e Piero che hanno autorizzato la pubblicazione di questa traduzione di un suo testo della quale ci assumiamo la responsabilità.

Il filosofo messicano Enrique Dussel ricorda che «il marxista Quijano seppe mostrare che la classificazione sociale nella modernità eurocentrica non fu la classe sociale, ma la razza. La razializzazione del marxismo che Quijano effettuò ispirandosi ai marxisti dei Caraibi*, applicata in America Latina a indigeni e meticci, ha conseguenze teoriche e pratiche molto originali, che aprono domande che le scienze sociali oggi si pongono in tutto il mondo (come la decolonizzazione epistemologica elaborata da Aníbal)».

In un dibattito a più voci con i sociologi argentini Maristella Svampa e Horacio Machado, il giornalista e ricercatore uruguaiano Raúl Zibechi ha affermato: «Aníbal ci pone una serie di questioni molto importanti sulla teoria rivoluzionaria, che dobbiamo inventare; non possiamo trasferire meccanicamente progetti rivoluzionari di taglio eurocentrico in altre realtà. Si deve ricordare che Aníbal ha formulato alcune idee molto importanti per comprendere i movimenti sociali e per potenziare l’azione sociale, idee sulla eterogeneità dei nostri popoli, della nostra storia rispetto all’eurocentrismo, e questo ci porta a pensare con la nostra testa, senza trasferire idee dal marxismo, l’anarchismo, la socialdemocrazia o il conservatorismo, pur tenendole in conto perché alcune sono interessanti, però costruendo il nuovo in base alle nostre realtà».

Maristella Svampa ha ricordato che «Quijano non era un intellettuale lontano dalle lotte sociali; egli accompagnò i settori subalterni e, partendo dalla categoria della decolonizzazione, che corre il rischio di essere svuotata della sua potenzialità critica, cercò di fare luce sulle dimensioni nella configurazione del potere, che da una prospettiva eurocentrica, ma anche dall’America Latina, si stavano invisibilizzando».

L’argentino Horacio Machado ha ricordato che «Il pensiero di Aníbal Quijano dovrebbe stimolarci a decolonizzare la nostra sensibilità vitale per poter recuperare la sapienza ancestrale dei popoli che stanno lottando per l’acqua, i loro territori e la vita».

Nel testo che proponiamo, tratto dalla antologia Cuestiones y horizontes (CLACSO, Buenos Aires, 2014), il suo impegno per la decolonizzazione del pensiero sia culturale che militante latinoamericano appare con chiarezza.

*Quali i martinicani Frantz Fanon e Aimé Césaire (nds)

Leggi STATO-NAZIONE, CITTADINANZA E DEMOCRAZIA: QUESTIONI APERTE

 

 

Raul Zibechi: Perchè vincono le destre

Il ciclo progressista è finito”, dichiara secco nel suo ultimo articolo “Perché in Sudamerica crescono le destre” Raúl Zibechi, attento osservatore della realtà politica e sociale latinoamericana. Non la pensano così altri intellettuali della “sinistra organica” quale ad es. Amir Sader. L’ottimismo della volontà? Sono tempi in cui in Latinoamerica (e altrove?) il realismo induce a una osservazione disincantata di ciò che accade, registrarlo e cercar di capire le ragioni del regresso da sinistra a destra, cercando di correggere il tiro e di non disperdere l’esperienza che si può, anzi si deve, accumulare anche nei momenti sfavorevoli.

Da tempo Zibechi avverte: siamo in una società estrattivista, e queste ne sono le conseguenze. Ero portato a credere che per quanto riguarda il regresso politico, il tipo di estrattivismo fosse quello più sofisticato di quello minerario e agricolo, cioè quello politico, sociale, giuridico, finanziario. Ma Zibechi in questo articolo porta un dato sconcertante, riferito all’Argentina: <<la mappa della soia coincide “quasi matematicamente” con i territori in cui vince Macri>>

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Seminario America Latina 2015

con la partecipazione di <<Comune-info>> e di <<Camminar domandando>>

DECOLONIZZARE. IL PENSIERO CRITICO E LE PRATICHE EMANCIPATORIE

IN ITALIA E IN AMERICA LATINA

Il Seminario America Latina quest’anno vede la partecipazione gradita e preziosa di Raúl Zibechi e la sponsorizzazione di Comune-info e di Camminar domandando. Aldo Zanchetta è il referente organizzativo.

Chiusa per cause di forza maggiore l’opportunità dello spazio ospitale e gradevole di Cortona, quest’anno il seminario si svolgerà a Pescia nei giorni 28/29/30 agosto.

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